Venerdì 27 settembre- Bova


Ormai è un conto alla rovescia, spesso ci viene in mente che tra pochi giorni torneremo a Santa Severina ed il viaggio sarà finito. Oggi lasciamo la provincia di Vibo e ci dirigiamo verso Bova superiore, uno dei Borghi più belli d’Italia ed insignito della bandiera arancione dal Touring Club. Certo non siamo vicini, da Vibo a Bova impiegheremo un paio d’ore di viaggio per arrivare. Un tragitto che ci permette di osservare il paesaggio esterno ed ammirarne le particolarità e la diversificazione della natura. Stiamo passando dalla costa Tirrenica alla costa Jonica tagliano internamente la Calabria: da Rosarno arriveremo direttamente a Gioiosa. Dalle floride colline delle serre vibonesi, con foreste a faggi e distese coltivabili, per arrivare a Bova dove entreremo nel Parco Nazionale dell’Aspromonte ed in particolare nell’area grecanica che, comprendendo una porzione del territorio reggino compresa tra Capo Spartivento e Bova Superiore, presenta un paesaggio aspro e tortuoso. Il toponimo “Aspromonte” va considerato nella sua accezione letterale: montagna aspra. Infatti, come si accennava, la morfologia del territorio è impervia e costituisce la parte più meridionale del rilievo calabrese, che con la cima del Montalto che raggiunge i 1955 m. s.l.m. e si presenta come una piramide a più spigoli. Nella letteratura europea molti scrittore e viaggiatori hanno raccontato dell’Aspromonte e della sua gente e tra questi anche Edward Lear, paesaggista, che come si ricorda nei pannelli nel centro storico di Bova a proposito dell’Aspromonte scrisse: “O rari boschi di Pietrapennata[1]! Non ricordo di aver mai visto un luogo più amabile…[2]. Ci troviamo in uno dei pochissimi borghi che ancora conserva la particolarità dialetto grecanico, di derivazione greca, e per questa motivazione il comune gode di una legislazione specifica, per minoranze linguistiche (492/1999 Consiglio Regionale della Calabria). Salendo per queste curve e tornanti, il panorama intorno è arido, pochissimi alberi e tante rocce. Da Bova Marina a Bova, impieghiamo 30 minuti e quando arriviamo in cima, le prime due cose che notiamo sono: la temperatura, visibilmente più fresca, ed una locomotiva al centro di un piazza[3]. Veniamo accolti dal Sindaco, da alcuni membri dell’amministrazione e dai volontari del Servizio Civile, all’interno di una grande piazza, posta tra la porta antica della città ed il municipio. Appena arriviamo ci vengono consegnate le chiavi dei nostri alloggi, sparsi in B&B all’interno del centro storico. Il paese è arroccato sulle montagne, costruito sulla roccia lungo il versante orientale del Parco Nazione dell’Aspromonte, a circa 900 sul livello del mare. Alcuni ritrovamenti archeologici, nella zona del Castello, hanno permesso di fissare la frequentazione del posto sin dal periodo Eneolitico e sicuramente fu interessata, tra l’VIII ed il VI sec. a.C.dai flussi migratori di greci che vennero in Calabria per la fondazione di nuovi città. La fondazione vera di Bova si ebbe dopo il 440 quando I Vandali assediarono e saccheggiarono le coste della Calabria e gli abitanti di Delia[4], fondarono Bova, tra le alte montagne. Dopo pranzo, prima della conferenza stampa, ci rechiamo in visita al Museo della Lingua sotto la guida di Francesco, un volontario del Servizio Civile e studioso ormai da anni della lingua e della cultura grecanica. Al suo interno della struttura, divisa su due livelli ed in più sale, sono riassunti gli studi fatti sulla lingua greca persistente nell’Italia meridionale, come forme di dialetto locale. Il grecanico, che è il dialetto di derivazione greca, che si parla qui a Bova ed in altre pochissime zone della Calabria, è un elemento distintivo di questa cultura ed è necessario che non vada perso. Anche da questo nasce l’esigenza di creare un museo e Rohlfs fu il primo a stabilire che il grecanico di Calabria avesse una discendenza direttamente magno-greca di derivazione dorica. In totale ci sono sei 6 sale elle sei sale del museo, ognuna delle quali dedicata ai grandi studiosi che si sono interessati del patrimonio immateriale dei “Greci di Calabria”. In esposizione vi sono anche manufatti archeologici ed etnografici, ed oggetti della vita contadina appartenuti allo stesso Gerhard Rohlfs e donati al museo dal figlio Eckart. Mentre parte delle pareti sono adornate con gigantografie di foto d’epoca, fatte durante le ricerche da Rohlfs e dagli altri. Usciti dal Museo ci apprestiamo a raggiungere il Municipio per la conferenza stampa con il Sindaco ed i volontari del servizio Civile Nazionale. Per le vie del borgo vi è poca gente, si sente qualche turista straniero e pochi bovesi, del resto questo piccolo centro ormai da decenni soffre del problema dello spopolamento, e soprattutto i pochi che restano sono anziani. Uno dei motivi che spinge un turista straniero fin quassù, oltre ovviamente al Borgo è la presenza dei percorsi del Parco Nazionale dell’Aspromonte, alcuni dei quali partono proprio da Bova. Apre la conferenza il sindaco con un caloroso saluto nella lingua greca, tradotta simultaneamente, Illustrando le antiche origini di Bova e l’importanza del dialetto grecanico, ormai parlato prevalentemente da anziani. Il sindaco infine ringrazia Scuola Calabria di aver inserito Bova tra le tappe, infine ci saluta spingendoci a raccontare la Calabria bella ed i tanti sforzi che i calabresi stanno facendo per la loro terra. Ad incontro finito è arrivato il momento di fare un giro del borgo, in compagnia delle volontarie del Servizio Civile. Il borgo mantiene un assetto medievale, cinto da mura e con porte d’accesso, con edifici tardo barocchi e settecenteschi come Palazzo Nesci del XVIII sec., posto nella piazza principale, che ha una pianta quadrata ed un cortile centrale. Nell’osservare il panorama del Borgo si vede lo sperone roccioso che custodisce i ruderi del Castello Normanno di X-XI sex. e la torre Normanna posta ad una delle 4 porte che permettevano l’accesso in città. Mentre il Santuario di San Leonardo e la Cattedrale di Santa Maria dell’Isola, custodiscono gli la sacralità del borgo, permeata del rito greco. Certo per Bova non possiamo parlare di borgo fantasma, ma resta il fatto che gli abitanti effettivi del paese non sono più di 200, lo spopolamento da parte delle nuove generazioni influirà nella tradizione della lingua che rischia di scomparire se altri giovani non la impareranno. Anche in questo Borgo, come per Aieta, la diversità culturale è stata un caposaldo per l’integrazione ma i paesini grecanici rimasti sono troppo pochi e da soli non riusciranno a sopravvivere. In una situazione come questa il ruolo di Scuola Calabria potrebbe influire positivamente e cercare di stimolare i giovani calabresi del mondo ad avvicinarsi ad una cultura ed una lingua sconosciuta, ma con una tradizione millenaria. La cena, nella stessa location del pranzo presso una trattoria caratteristica, c’ha deliziato con piatti unici e mai provati, come ad esempio la Lestopitta – dal greco Λεπτός (leptòs), sottile e πίτα (pita), pane – cotta e mangiata al momento. Al termine il Sindaco, che ancora ci onore della sua presenza, con altri accompagna i ragazzi in visita di alcune “cantine” del Borgo, famose per la produzione di vino.
[1] Frazione del comune di Palizzi (rc)

[2] F. Badolato,George Gissing, Soveria Mannelli, 2005, pag. 142-143

[3] Si tratta di una locomotiva 740 Ansaldo Breda, del 1911. [4] Fu un’antica città costiera distrutta definitivamente dai Saraceni nel IX sec.