Martedì 17 settembre – Mormanno


Abbiamo lasciato l’agriturismo di Laino da pochi minuti e fra poco arriveremo nel Borgo di Mormanno. Non abbiamo informazioni chiare sulla originaria fondazione del paese, che secondo alcuni storici locali, potrebbe essere stato un iniziale impianto Longobardo. Le ricerche e gli studi fatti sulla fase più antica del centro montano, prendono il via da alcuni atti di carattere istituzionale del XII sec. quando,all’interno di un documento di carattere istituzionale, compareterram Miromanum, facendo riferimento al territorio di Mormanno.  Si tratta di atti che documentano la cessione da parte di Ugo di Chiaromonte, feudatario d’origine francese dell’omonimo paese lucano e vassallo del citato principato, a tale Sasso o Sassone, vescovo di Cassano allo Jonio[1]. Mentre in altri testi precedenti, riportano come toponimi di Mormanno, Muromanas (1108) e Muromannas (1195). Sicuramente la sua posizione dominante dava la possibilità di poter controllare il bacino del Mercure e pertanto presumibile che anche in tempi più antichi il promontorio del paese fosse già frequentato. Ci troviamo sempre nel Parco Nazionale del Pollino a breve distanza dal confine con la Basilicata e il Bus sta percorrendo curve e tornanti per giungere in centro. Si tratta di comune con poco meno di 3000 abitanti, posto a 850 m s.l.m. è ricordato da montagne e foreste. Fiorenzo parcheggia il Bus e scendiamo, il sole è caldo ma si percepisce che l’aria è più fresca e prima di scaricare le valigie, conosciamo chi stava attendendo il nostro arrivo: l’assessore all’ambiente ed i giovani volontari del Servizio Civile Nazionale. Dopo le presentazioni, i bagagli vengono portati agli alloggi con delle navette e noi seguiamo i nostri nuovi amici. Iniziamo a risalire una delle tre colline su cui Mormanno sorge, e stiamo raggiungendo la zona del borgo antico. La conferenza è molto partecipata, soprattutto dai giovani, siamo nella Sala Consiliare alla presenza anche del Sindaco e del resto dell’amministrazione comunale. Dopo i saluti di rito, il Sindaco racconta qualcosa della tradizione di Mormanno, anticipando quello che faremo nel pomeriggio, esprimeprofonda ammirazione per il progetto e per la grande impresa che stiamo affrontando. Si ribadisce durante l’incontro l’importanza di esportare il bello della nostra terra, di mostrare e dimostrare a tutti che la Calabria, terra con un retaggio antico e che fonda la sua socialità sul principio sull’accoglienza, è in grado di dare tanto, di stare a passo con la modernità. Per fare ciò è importante che si creino dei flussi comunicativi che possano aiutare tutti a conoscere la nostra regione, che spingano le persone a tornare, ad investire e forse anche a restare. Prima di lasciare l’edificio a tutti i ragazzi di Scuola Calabria vengono regalati dei testi che raccontano del Paese e delle tradizioni. Ripercorriamo la strada dell’andata e con il Bus raggiungiamo la prima tappa di Mormanno. Il primo incontro con il territorio e la tradizione passa per una giovane azienda agricola che ha scommesso ed investito su un prodotto della terra, tipico di questo luogo: il fagiolo poverello bianco, mirando ad esportare questo tipico prodotto calabrese nelle cucine di tutto il Mondo. Abbiamo trascorso un’ora nell’azienda agricola di Pollino food Experience, constatando che anche tra le nuove generazioni c’è chi ha capito l’importanza di riscoprire la Calabria ed i suoi prodotti tipici rispettando la tradizione e l’a natura. Questi giovani imprenditori hanno dato vita ad un’utopia che stanno realizzando con professionalità e trasparenza, dando sempre un prodotto unico e di qualità che non viene da uno sfruttamento intensivo del terreno. Anche a Mormanno c’è chi sta portando avanti un’altra importante utopia, come ci piace definirle. Dopo una bella passeggiata nel verde dei campi coltivati della Pollino Food Experence, rientriamo in paese e il Bus questa volta si ferma davanti il Seminario Arcivescovile, dove è stato allestito il buffet. Oltre a noi della Scuola pranzeranno qui anche i ragazzi che ci accompagneranno alla scoperta del Borgo, l’assessore e il Sindaco. Come sempre, a pranzo e cena, ci dividiamo in tavoli da 4, 6 o da 8 e cercando di “mescolarci” per creare nuovi contatti e legami con chi vive il borgo. La staffetta dal buffet al tavolo è molto partecipata, l’orario è quello giusto e la fame si fa sentire. Tantissime pietanze, dal primo al dolce, zuppe di legumi (proviamo anche il famoso fagiolo poverello bianco), polpette, fritti ed altri elementi della tradizione: peperoni seccati al sole, pipi cruschi. Ma ecco, che prima di portare la forchetta alla bocca, entra il Re del Peperoncino. Declama il suo poema preso in parte, in prestito, ai grandi poeti del passato e canta le gioie della piccantezza e gli effetti benefici del peperoncino, famosi per tradizione popolare. Un regalo simpatico e molto apprezzato, fatto con fine goliardia dall’attore Gianni Pellegrino nelle vesti di Re Peperoncino, ormai diventato una maschera calabrese. Lo scenario del pranzo, come sempre da oltre una settimana, è inserito all’interno di un contesto storico, oggi che siamo all’interno del Seminario, ex-convento dell’Ordine dei Cappuccini, costruito nel 1579[2], nel quartiere S. Rocco, enoi abbiamo mangiato in ambienti al piano terra, adiacenti al chiostro, più stretto della media ma dotato di pozzo centrale. Come dicono sempre i ragazzi dell’America Latina, “ora è arrivata l’ora della “siesta” o “sesta” in portoghese”. Mormanno ha deciso di ospitarci quasi tutti in un ostello, pochi altri in un B&B. Era la prima esperienza in ostello di questo viaggio e si trattava di un’antica struttura alta e massiccia posizionata nel borgo antico in una zona marginale, e nel passato ospitò un carcere. Tutti abbiamo fatto un’oretta di riposo ed ora ricaricati ci avviamo verso una famosa pasticceria, dove siamo attesi dall’assessore per la seconda tappa della giornata: la preparazione dei bocconotti, dolce tipico di pasta frolla ripieni di cioccolata o marmellata. Il laboratorio della pasticceria aveva allestito un banchetto dimostrativo all’interno, potendo così assistere alla creazione dolciaria, dall’impasto degli ingredienti fino alla cottura ed ovviamente l’assaggio e dal momento che la dimostrazione è interattiva alcuni provano ad impastare ed a dare forma ai dolcetti. Dopo aver fatto la ricarica di zuccheri, sempre sotto la guida dell’assessore Angela Maradeied i ragazzi del Servizio Civile, ci avviamo alla scoperta del centro storico. Nella piazza centrale, poco più avanti della nostra pasticceria troviamo il campanile della Chiesa di Santa Maria del Colle e subito dopo la facciata della Chiesa, opera di Pietro Scardino da Padula[3]. Questa si presenta con tre portali d’ingresso corrispondenti ad altrettante navate interne con pianta a croce latina. L’aspetto tardo-barocco è frutto di un rifacimento quasi totale che l’edifico affrontò nel corso del ‘700 ed il campanile è l’unico elemento originario. La parte bassa del campanile è aperta per il passaggio della strada e l’ingressoè retto da un archiacuto ed in alto è posto un grande orologio meccanico di fine ‘800. Entriamo nella Chiesa, dove troviamo un grande altare nella navata centrale in stile tardo-barocco e lungo le navate lateralisono collocatealcune opere del ‘700, si tratta di dipinti a tematica religiosa, come quelli dei pittori locali: Angelo e Genesio Galtieri[4]. Due pittori che hanno lasciato la loro mano su l’Ascensione della Vergine, di Genesio e la Circoncisione di Angelo[5]. Continuando a passeggiare per il borgo, che si scopre ricco di portali di edifici nobiliari del ‘600 e ‘700 scolpiti nel tufo con elementi decorativi o blasoni, ci incamminiamo verso il monumento simbolo di Mormanno: il Faro Votivo- Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale. Imbocchiamo una strada in salita, che si allontana dal centro e da qui si iniziano a vedere imperdibili scorci del Borgo, su cui lentamente cala il tramonto e le ombre lunghe degli alberi iniziano a tagliare la strada. Prima di arrivare ai piedi del grande Faro, il comune di Mormanno ha preparato un importante sorpresa per noi di Scuola Calabria ed entrando nel Giardino Botanico Comunale capiamo che, tutti insieme avremmo piantato un nuovo albero a cui sarebbe stata posta una targa con scritto “i ragazzi di Scuola Calabria hanno piantato questo” nella speranza che il segno del nostro passaggio, crescendo, possa durare per secoli. Il gesto ha quasi fatto “impazzire” di felicità tutti noi, abbiamo scavato una buca in un punto prestabilito ed abbiamo piantato un piccolo “sempre verde”. E’ stato emozionante ed unico, un gesto carico di significati. Tra questi non bisogna dimentica che il legame che la gente di ogni borgo cerca di instaurare con i nostri calabresi del Mondo in Calabria, è supportato da un bagaglio culturale e sociale che li lega inevitabilmente a quelle situazioni, mai piacevoli, che hanno portato alla partenza dei loro parenti decenni prima. Incontrarli è come ritrovarli; parlare con loro è il tentativo di rincorrere informazioni e curiosità utili alla ricostruzione della memoria storica degli avvenimenti; un albero è rappresentativo di un simbolo fisso e stabile nel tempo, che continuerà a crescere e sarà lì anche per i nostri nipoti e pronipoti quando ritorneranno. Arriviamo sulla cima del colle Torretta e ci troviamo di fronte alla magnificenza di questo alto monumento a pianta quadrangolare, che come faro montano rappresenta un unicum sul piano nazionale e fu edificato a memoria deiCalabresi che perirono durante la I Guerra Mondiale. L’edificio, costruito sull’atrio della seicentesca Chiesa della Madonna del Soccorso, fuvoluto e finanziato anche da altri paesi e città della Calabria[6]. è divenuto da subito un simbolo, custode di un’importante memoria storica ed esempio di attaccamento alla propria terra ed alla propria nazione. Tante le emozioni di oggi, ma ormaidopo una settimana, abbiamo preso confidenza con il ritmo delle giornate: svegliarsi presto; preparare le valige; colazione e partenza per il prossimo centro. Sicuramente la cena è il momento di maggior relax, si chiacchiera e si scherza, si ripensa a qualche momento della giornata e si rivede qualche foto. Bisogna scaricare quel po’ di stanchezza accumulata nella giornata ed un paio di bicchieri di vino e una Tarantella, sono sempre di aiuto in questi casi. Finiamo la cena e ci spostiamo nel chiostro dell’edificio dove inizia la musica, tamburelli e fisarmonica, e tra i suonatori anche una bambina di circa 10 anni che aveva già acquisito tradizione e tecnica. Le nostre risate, la musica e i brindisi intorno al pozzo, risuonano in tutto l’edificio trasmettendo felicità e spensieratezza cantando e ballando musiche antiche della tradizione locale. Il Seminario non è lontano del nostro ostello così, a piccoli gruppetti, iniziamo a scendere verso la piazza centrale per poi raggiungere la struttura. In quelle grande stanza, 9 posti nelle maschili, ognuno sceglie la sua nicchia e ci addormentiamo, immaginando cosa potrà regalarci la tappa di domani: Aieta.  
   

[1] Cfr.: L.L. Alario, Cronotassi dei vescovi di Cassano. Diocesi Calabro Lucana dei due mari. XVII sec., , Coaenza, pg. 69, 269.

  [2] Cfr.: Rapporto Preliminare Ambientale – Comune di Mormanno – 2010 [3] Cfr.: L. Paternostro, Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno, 2000 [4] L’attività di Angelo e Genesio Galtieri, nati a Mormanno, occupa circa un secolo tra il 1700 e il 1800. Le loro opere, che sono presenti in diverse Chiese e Cappelle del tirreno cosentino, occupano uno spazio importante nel panorama artistico del ‘700 in Calabria. Per approfondimenti v. nota 44.

[5] S. Napolitano,La storia assente: territorio, comunità, poteri locali nella Calabria nord-occidentale: 15.-18. Secolo, 2003.

  [6] Rappresenta un sacrario militare e fu voluto dal comitato Pro Faro nel 1926, finanziato da molti comuni della Calabria e dai comitati di cittadini emigrati all’estero.