Mercoledì 18 settembre–Aieta


Iniziamo a svegliarci alle 6.45 e per le 8.00 siamo già tutti fuori, carichi dei bagagli e pronti a raggiungere l’autobus. Prima di scendere al parcheggio, ci fermiamo al bar centrale per fare colazione con l’immancabile cappuccino e cornetto, ma purtroppo non c’è il tempo di sedersi, come qualcuno vorrebbe, dobbiamo partire entro pochi minuti. Alcuni dei ragazzi che ieri hanno guidato la nostra esperienza sono al Bus per il saluto finale, segno del fatto che entrambe le parti sono state bene. Saliamo e si parte, Fiorenzo stamattina dovrà portarci fino alla costa tirrenica e inerpicarsi con il Bus fino al Borgo di Aieta. Abbiamo davanti a noi circa un ore e mezza di viaggio, per cui Alessandra inizia un’altra lezione di italiano, che terrà occupati i ragazzi per la prossima ora. Quando la lezione termina stiamo costeggiando già il tirreno e all’improvviso ecco comparire in mare l’Isola di Dino, poco lontana dalla costa è posta tra San Nicola Arcella e Praia a Mare. Aieta è collocata sulla cresta di una collina, a circa 500 m s.l.m., da un versante il territorio declina verso il mare e dall’altro, con un salto di circa 130 metri la vallata dei Mulini, che volge verso l’entroterra. Curva dopo curva, tornante dopo tornante giungiamo finalmente in paese. La strada percorsa ha mostrato come il paese sia sorto in una posizione molto particolare, nascosto dietro colline e con una visuale complessiva del territorio circostante, sia dal mare che dalle montagne. Anche se il centro dista solo 12 km dal mare, Aieta è parte del Parco Nazionale del Pollino e con poco meno di 1000 abitanti conserva una cultura ed una enogastronomia tipicamente montana. Il borgo di Aieta è tra i Borghi più belli d’Italia e, oltre ad avere un importante patrimonio archeologico e artistico, custodisce anche sentieri e percorsi montani, dando grande attenzione alla natura e al suo stato di conservazione. Il toponimo Aieta potrebbe derivare del greco (di fase bizantina) aetos= aquila, quindi si è ipotizzato “città delle Aquile”. Scendiamo dal Bus nella piazza d’ingresso del paese dove ad accoglierci ci sono tantissimi bambini delle scuole elementari, che reggono cartelli di benvenuto scritti in varie lingue. Sullo sfondo di questo scenario di benvenuto si vedono delle panchine pubbliche dipinte con i colori delle bandiere di alcuni stati dell’America Latina, per ricordare le grandi emigrazioni che il paese ha dovuto affrontare. Dopo esserci presentati e aver ringraziato i bimbi, le maestre e l’amministrazione comunale, tutti insieme ci incamminiamo verso il centro storico per raggiungere il Palazzo/Castello dove si terrà la conferenza stampa. Alcuni di noi prendono per mani i più piccoli e proseguiamo verso la cima del Borgo. Il Palazzo è l’edificio che più spicca all’interno del panorama, maestoso, centrale e posto in alto mette in mostra la sua meravigliosa facciata rinascimentale. Attraversando stretti vicoli e passando davanti la Chiesa di Santa Maria della Visitazione, giungiamo nella piazza antistante l’ingresso del Castello, con la piccola Chiesa di San Giuseppe alle spalle e volgendo lo sguardo oltre il Castello, si vedono solo colline e montagne. Seguiamo le indicazioni e saliamo al secondo piano dell’edificio, e prendiamo posto in una grande sala di rappresentanza. Alla presenza del coniglio comunale, del Sindaco e dell’Assessore Simona, che ci seguirà nella giornata. Salvatore presenta spiega le finalità del progetto e presenta tutta l’equipaggio, dopo la parola passa ai ragazzi per un saluto generale. La discussione ha spaziato verso molte tematiche: emigrazione, turismo di ritorno, beni culturali, tradizione e cultura nel complesso. Dal tavolo della discussione è emerso un quadro storico-culturale di Aieta, ricostruendo i passaggi salienti della sua storia e ripercorrendo le tracce attraverso i monumenti e gli edifici del Borgo. Anche in questo comune esiste il problema dello spopolamento, un processo di emigrazione iniziato dopo l’unità d’Italia e forse non ancora terminato. Le partenze dal paese sono state tante, ed i nostoi, troppo pochi, non è necessario puntare solo ad un turismo di ritorno, ma forse soprattutto ad un turismo circolare, capace d’innescare anche flussi di comunicazione e collaborazione tra i giovani calabresi nel Mondo. Mentre la conferenza sta per terminare, i nostri occhi fremono per visitare l’intero Palazzo e così al temine dell’incontro veniamo accompagnati attraverso le sale dell’edificio. La notorietà di studio che contraddistingue il Palazzo Martirano Spinelliad Aieta èrelativa agli elementi artistici e costruttivi in pieno stile rinascimentale (il Palazzo fu edificato nel XVI sec.) che si conservano ancora oggi nella facciata e nella parete ovest, dovesi vede un loggiato con archi e colonne scolpiti. L’edificio nel suo complesso presenta una pianta ad “U” ed è diviso in tre parti: seminterrato, piano terra e primo piano. Il seminterrato era destinato alle cantine, prigioni ed alla cisterna per la raccolta delle acque. Al pianoterra vi sono una Cappella, la sala di ricevimento, le sale di soggiorno, di musica e di gioco, le cucine, le dispense e la sala delle armi, ed alcuni di queste sono ornate i numerosi e stupendi affreschi. In fine al primo piano erano le camere da letto del palazzo e gli ambienti privati. L’edificio conserva ancora una base fortificata con mura spesse quasi 2 metri e all’interno del cortile è visibile una struttura semidiroccatapertinente ad un periodo precedente ad una struttura precedente. Arrivando nella zona sud del Palazzo iniziando ad attraversare alcune stanze ricche di affreschi, anche se in parte lacunosi. Ammiriamo in “religioso” silenzio quei colori ancora vivi, come a non voler disturbare il paesaggio raffigurato. Si tratta di abbellimenti e decorazioni pertinenti alla costruzione del Palazzo, databili tra il ‘500 e ‘ 600. Secondo recenti studi, soprattutto di confronto con la pittura napoletana del tempo, è stato ipotizzato che possano essere opere di Luigi Rodriguez e Paolo Guidotti[1]. I quali, attraverso la raffigurazione di elementi architettonici, riuscirono a creano una profonda prospettiva nel disegno. Quando arriviamo in cima al Palazzo, attraverso una scala d’accesso esterna, siamo tra le due torri, una per la difesa ed una per i servizi con una grande colombaia ancora integra, che serviva ad allevare i piccoli “piccioni viaggiatori”. Il panorama domina la vallata sottostante e si protrae verso le numerose alture circostanti e, la nostra guida ci fa notare che sulle colline, ora aride, s’intravedono antichi tratturi come solchi nella terra. Lo scenario richiede qualche foto in più, nonostante il sole sia alto e faccia molto caldo. Mentre stiamo per terminare la visita del Palazzo, Giovanni e Simone A, sono impegnati con le riprese dall’alto con il drone, catturando inquadrature del Borgo e del paesaggio intorno. Prima di dedicarci al buffet, che sarà allestito all’interno dell’edificio, veniamo accompagnati presso i nostri alloggi distribuitiall’interno del paese. Scendendo verso la Piazza Comm. G. Rea,ci fermiamo a visitare la Chiesa diSanta Maria della Visitazione, poco sotto il Palazzo. Al suo interno l’attenzione e la meraviglia di tutti si focalizza sul dipinto principale: la Visitazione, opera del “Raffaello Napoletano”Fabrizio Santafede[2], posta in fondo all’abside. Fu dopo il collocamento di questo del dipinto (1576) che la chiesa cambiò nome in Santa Maria della Visitazione. Uscendo dalla Chiesa in pochi passi siamo in piazza e da qui veniamo accompagnati agli alloggi, ma i vicoli sono stretti e curvi, l’unica soluzione per il trasporto delle valige è un autocarro. In questo centro storico, così fitto e concatenato da vicoli, è possibile attraversare anche il “vico più stretto d’Italia”. Così all’appuntamento delle 17.00 alcuni arrivano tardi per aver “fatto un giro troppo lungo”. Con la guida ci accingiamo a vivere un’esperienza unica ed attraverso antichi tratturi che nei tempi passati conducevano gli abitanti del luogo attraverso le montagne, per i pascoli e per raggiungere i numerosi Mulini ad acqua che furono costruiti negli ultimi 600 anni. Scuola Calabria è in esplorazione di questo nuovo luogo, tutto da scoprire e dopo aver apprezzato l’arte, l’architettura di Aieta ci accingiamo ad intraprendere un viaggio nei tempi più antichi. Iniziamo a scendere lungo il versane interno del paese e lasciati i vicoli imbocchiamo un sentiero, con cui inizia il percorso della Valle dei Mulini. Mentre scendiamo sempre più nella vallata, ad un certo punto incontriamo un antico ponticello pedonale, sotto cui scorre una fiumara stretta e profonda che l’acqua sembra aver scavato nella roccia. Quando siamo tutti sul ponticello medievale, ne approfitto per fare qualche foto: c’è chi ammiraestasiato il paesaggio, senza parlare; chi sbircia il fiume sottostante, notando i resti di antiche strutture e canali scavati nella roccia; c’è chi ammira il Borgo, ormai altissimo sopra di noi. Passato il Ponte proseguiamo in fila indiana costeggiando la collinetta su cui si erge Aieta, il tratturo è strettissimo, ricavato lungo un fiano della montagna abbastanza scosceso, per cui è importante non scivolare nella vallata. Proseguiamo per circa 20 minuti finché non arriviamo a scorgere il tramonto del sole su un triangolo di mare, in mezzo alla vallata. Ritorniamo in paese in circa 40 minuti e ci addentriamo nuovamente nel Borgo per raggiungere il Palazzo. Siamo un po’ stanchi, la giornata è stata intensa e la risalita finale è stata una bella sfida. Nel cortile interno del Palazzo, cittadini ed artigiani del paese hanno organizzato un percorso attraverso la tradizione, i mestieri e la cultura di un tempo, mettendo in scena alcune lavorazioni artigianali come quella formaggio, della pasta e delle ceste in vimini, fabbricati a mano. Questi elementi, che ora vengono mostrati come rarità costituivano la quotidianità del passato che oggi bisogna trasmettere alle nuove generazioni, affinché non vada persa. Questo aspetto si collega ad una criticità a cui il paese sta andando incontro negli ultimi anni, di cui si è discusso stamattina durante la conferenza: lo spopolamento, principalmente di giovani e giovani coppie. A ciò ne consegue che nel borgo, dove le tradizioni continuano a vivere, presto potrebbe non esserci più nessuno a cui raccontare ed insegnare tutto ciò. Noi ragazzi di Scuola Calabria stiamo scoprendo un mondo bellissimo che ha bisogno del nostro aiuto, ha bisogno si essere esportato nel resto del Mondo, c’è bisogno che si racconti dell’ospitalità ricevuta – che affonda le sue radici nelle leggi “non scritte” della Xenìa del mondo greco – Anche questa sera tanta roba da mangiare e subito ci mettiamo in fila per panino e salsiccia o la fetta di carne alla griglia, ma ci sono cibi della tradizione contadina come la pasta fatta in casa, polpette, frittate. Per la serata all’interno del Palazzo, è stato scelto un accompagnamento musicale incentrato sui grandi pezzi della musica italiana. La ragazza ingaggiata per la serata ci coinvolge nell’intrattenimento con un poco di karaoke. La serata è una festa in onore di Scuola Calabria,a cui gli abitanti di Aieta hanno aperto le loro porte e il loro cuore. Manca poco alla mezzanotte e poi sarà il momento per fare gli auguri di buon compleanno a Daniella. Già dal pomeriggio avevamo organizzato una piccola sorpresa da mettere in scena stasera al Palazzo, alla mezzanotte. Scocca l’ora e tutti in coro le facciamo gli auguri, cantando in varie lingue, mentre palloncini colorati cadevano su di noi. Daniella si commuove, ma è felice e lo siamo tutti, il ricordo di questo compleanno la accompagnerà per sempre. Dopo il taglio della torta ed un po’ di spumante, ci stringiamo in un grande abbraccio tutti intorno a le e piano paino ci incamminiamo per gli alloggi.
 

[1] Cfr.: M Panarello, D. Puntieri, Residenze nobiliari in Calabria: spazi, collezioni, decorazioni e arredi, inA.Anselmi (a cura di)Collezionismo e politica culturale nella Calabria vicereale borbonica e postunitaria, ppg 80-81

 

[2]Cfr:. A. Anselmi (a cura di), La Calabria del viceregno spagnolo: storia, arte, architettura e urbanistica, 2009, pgg. 410-411.